sabato 28 luglio 2018
EMOCROMO
L’emocromo consiste nello studio delle cellule del sangue, tutte prodotte dal midollo osseo attraverso varie fasi di maturazione: i globuli rossi i globuli bianchi e le piastrine.
È l’esame del sangue più eseguito. È detto anche esame emocromocitometrico che letteralmente significa misurazione del colore del sangue e del numero delle sue cellule. Esso prevede il conteggio dei globuli bianchi (leucociti), la formula leucocitaria, il conteggio del numero dei globuli rossi (eritrociti), la determinazione quantitativa dell’emoglobina, l’ematocrito (HMT) e il conteggio delle piastrine (trombociti). L’emocromo permette di rivelare direttamente numerose patologie ematologiche ed indirettamente offre importanti informazioni sullo stato generale dell’intero organismo.
Il sangue è un tessuto connettivo liquido che circola nei vasi sanguigni. Esso svolge molteplici funzioni fondamentali: rifornisce le cellule e i tessuti di sostanze nutritive, rende possibile la circolazione di ormoni ed enzimi, raccoglie le sostanze di scarto che verranno poi filtrate a livello dei reni per essere eliminate; trasporta l'ossigeno e il biossido di carbonio rispettivamente da e verso i polmoni; è responsabile della risposta immunitaria dell'organismo contro agenti patogeni esterni; mantiene costante il pH e la temperatura dell'organismo. Della notevole complessità di questo tessuto si può avere idea semplicemente strisciando una goccia di sangue su un vetrino e osservando lo striscio al microscopio ottico. È possibile, in questo modo, distinguere facilmente diverse componenti: sospese all'interno della fase liquida (plasma), che costituisce il 55% del sangue intero, sono chiaramente visibili cellule e frammenti cellulari, che costituiscono il restante 45% e che sono chiamati elementi figurati. Gli elementi figurati sono i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine. Le cellule del sangue, nell'adulto, sono prodotte dal midollo osseo, dalle linfoghiandole (in particolare i leucociti) e dalla milza, i principali organi del sistema linfatico che, per la loro funzione, sono detti organi emopoietici. Il midollo osseo è presente nelle ossa di tutto l'organismo in quantità variabile e la parte di esso effettivamente funzionante è il midollo rosso.
Il VOLUME del sangue nell’uomo è di circa 5 litri, quando è prelevato dai vasi il sangue coagula rapidamente in una massa rossastra gelatinosa; se la coagulazione è impedita con l’uso di un anticoagulante (eparina, EDTA..) gli elementi cellulari possono essere separati dalla parte liquida mediante centrifugazione.
EMOPOIESI: Processo di formazione delle cellule ematiche
Il plasma è un liquido giallognolo composto per il 90% di acqua, per il 7% da proteine, per lo 0,1 % da altre sostanze organiche e per lo 0,9% di sostanze inorganiche. Ha un peso specifico inferiore a quello del sangue. La proteina maggiormente rappresentata è l'albumina; numerose sono anche le globuline. Un'altra importante proteina del plasma è il fibrinogeno, la forma inattiva della fibrina, fondamentale per il corretto funzionamento del sistema di coagulazione; insieme al fibrinogeno sono inoltre presenti gli altri fattori della coagulazione, come la protrombina. Inoltre, sono ben rappresentate le proteine del sistema del complemento. Il plasma contiene anche glucidi, principalmente sotto forma di glucosio, nonché lipidi, numerosi ioni (Mg, Na, K, CI, Ca), acido urico, urea, ammoniaca e altri cataboliti. Il plasma privo di fibrinogeno viene definito siero.
I globuli rossi o eritrociti o emazie sono le cellule più numerose del sangue, con una concentrazione pari a circa 5 milioni/mm3. Hanno un diametro di circa 8 micrometri e una vita media di 120 giorni. Vengono prodotti nel midollo osseo e, al termine del loro ciclo vitale, sono fagocitati dai macrofagi a livello della milza. I globuli rossi svolgono praticamente un'unica funzione, che è quella di rifornire di ossigeno tutti i tessuti e di ricevere in cambio una parte del biossido di carbonio che essi producono come risultato del processo di respirazione cellulare. Per svolgere al meglio questa funzione, essi contengono un’unica proteina, l'emoglobina, che contiene quattro gruppi eme contenenti ferro ed è capace di legare in modo transitorio quattro molecole di ossigeno. Quando il gruppo eme è legato all'ossigeno, assume una colorazione rossastra, che è quella caratteristica a del sangue. Di fatto non contengono organelli, tranne nelle primissime fasi della loro maturazione, e questo per permettere il trasporto di più emoglobina possibile. Per lo stesso motivo, nei mammiferi queste cellule sono prive di nucleo e la forma di disco biconcavo aumenta il rapporto tra la superficie e il volume citoplasmatico. La loro forma è anche correlata all'estrema flessibilità, di queste cellule, che permette loro di insinuarsi e ripiegarsi in modo da passare attraverso i capillari più sottili e raggiungere quindi tutte le zone dell'organismo per rifornirle di ossigeno. I radicali glucidici che costituiscono alcune glicoproteine degli eritrociti sono i determinanti dei gruppi sanguigni. Il sistema più noto di classificazione è il sistema ABO che viene normalmente accoppiato al sistema Rh (fattore Rhesus). Nell'eritrocita non vi sono mitocondri e la fonte di energia principale, il glucosio, viene utilizzata attraverso la glicolisi e la via degli esoso-fosfati. In alcune condizioni patologiche, l'eritrocita umano subisce cambiamenti morfologici, come, nel caso dell'anemia falciforme, dove si presenta come una foglia avvolta su sé stessa; questo ha come conseguenza una minore capacità degli eritrociti di transitare nei capillari più stretti determinando a questo livello danni ischemici.
I valori normali per uomo e donna dei globuli rossi (RBC - Red Blood Cell).
Uomo: 4,4-5,6 mln/mm3
Donna: 3,9-4,9 mln/mm3
I globuli rossi sono prodotti nel midollo osseo che rilascia nel sangue i reticolociti, cellule che in 24 h maturano diventando eritrociti maturi. Il loro numero influenza i valori di emoglobina e di ematocrito. Per la maturazione dei globuli rossi sono necessarie numerose sostanze tra le quali il ferro, la vitamina B12 e l’acido folico. La diminuzione dei globuli rossi viene detta anemia mentre il loro aumento è indicato come poliglobulia.
Il VOLUME CORPUSCOLARE MEDIO DEI GLOBULI ROSSI (MCV) indica il volume quindi la grandezza dei globuli rossi ed è importante perché serve nella diagnosi delle anemie. Normalmente i globuli rossi vengono detti normocitici, ma possono anche essere più piccoli del normale (anemia microcitica) o più grandi (anemia macrocitica). Negli sport di resistenza l’allenamento aumenta il valore dell’MCV (alcuni atleti keniani arrivano anche a valori di 110). Cause di valori superiori al normale (macrocitosi dell’emazie): anemie da carenza di vitamina B12, policitemia, poliglobulia, disidratazione, diabete, insufficienza renale acuta, peritonite, uso di diuretici, ustioni, alcolismo, vomito. Cause di valori inferiori al normale (microcitosi delle emazie): talassemie, anemie da carenza di ferro, cirrosi epatica, collagenopatie, aplasie midollari, emorragie, infezioni gravi, insufficienza renale cronica, leucemie, tumori maligni.
Inoltre potrebbe essere segnalata nel referto la presenza di globuli rossi con alterazioni morfologiche (forme e grandezze fuori dal comune). Di solito queste vengono rilevate quando, sulla base di dati sospetti nell’esame automatizzato, l’analista di laboratorio esegue la lettura al microscopio dello striscio ematico.
I reticolociti sono dei globuli rossi immaturi che stanno ancora producendo emoglobina; quando perdono i ribosomi diventano eritrociti maturi. Infatti, queste cellule sono dette reticolociti poiché i ribosomi residui si colorano in blu con il metodo di Giemsa e precipitano sotto forma di reticolo con la colorazione vitale al blu-cresile brillante. Il valore dei reticolociti, soprattutto se rilevato strumentalmente, ci indica l’attività con la quale il midollo osseo produce i globuli rossi. Il loro numero, abbinato al numero dei globuli rossi, ci da precise indicazioni, ad esempio, in caso di emorragia i reticolociti sono numerosi o in caso di sideropenia i reticolociti sono sotto la norma. La loro produzione è stimolata dall’ormone Eritropoietina EPO, che viene usato come doping in ambito sportivo.
Questi sono i valori normali dei Reticolociti (Ret) per uomo e donna:
0.8-2,5% degli eritrociti.
L’emoglobina (HB) è un tetramero formato da quattro catene globiniche (due catene alfa e due catene beta), che racchiudono ciascuna, in una gabbia di amminoacidi idrofobici, un gruppo eme contenente ferro bivalente. L'emoglobina fetale è formata da molte altre globine, con maggiore affinità per l'ossigeno; in particolare, fino al 3° mese di gestazione è presente la globina epsilon, fino al 6° mese la gamma e la delta. Valori normali:
uomo: 13-17 g/100mL
donna: 13-15 g/100mL.
Se la concentrazione di Emoglobina scende oltre il 20% rispetto ai valori normali per età e sesso si può parlare di anemia. L’anemia ha diverse origini, dalla carenza di ferro (anemia sideropenica) a quella post emorragica. Cause di valori inferiori alla media sono deficit di ferro, deficit di vitamina B12, emorragie, epatopatie, infezioni gravi, insufficienza renale cronica, leucemie, morbo di Cooley, morbo di Crhon, metrorragia, neoplasie maligne, ulcera peptica, aplasia midollare, collagenopatie, morbo di Hodgkin. In alcuni casi possiamo avere un valore di emoglobina sopra la norma come nel caso ad esempio delle policitemie (numero aumentato di globuli rossi) o nelle sindromi talassemiche (presenza di emoglobine atipiche). Altre cause di valori superiori alla norma sono la perdita di liquidi, insufficienza respiratoria, poliglobulia, disidratazione e trasfusioni ripetute. Ricordiamo che l’emoglobina è contenuta nei globuli rossi, per cui la sua concentrazione del sangue è strettamente collegata al numero di queste cellule.
Il CONTENUTO EMOGLOBINICO MEDIO (MCH) è la quantità media di emoglobina presente in ciascun globulo rosso.
La CONCENTRAZIONE EMOGLOBINICA CORPUSCOLARE MEDIA (MCHC) indica la concentrazione media di emoglobina all’interno di ciascun globulo rosso, in parole semplici se i globuli rossi a seconda della loro grandezza contengono poca o molta emoglobina. Cause di valori superiori al normale: stati emolitici (configurazione sferocitica dei globuli). Cause di valori inferiori al normale: anemie ipocromiche.
L’EMATOCRITO (HCT) è la percentuale del volume del sangue che è occupato dai globuli rossi. Il valore dell’ematocrito segue di pari passo quello dei globuli rossi per cui esso diminuisce nelle anemie e aumenta nelle poliglobulie. Cause di valori superiori alla media: poliglobulia, diabete, insufficienza renale acuta, peritonite, policitemia, uso di diuretici, ustioni, vomito, disidratazione. Cause di valori inferiori alla media: anemie, aplasie midollari, carenza di ferro, carenza di vitamina B12, cirrosi epatica, collagenopatie, emorragie, infezioni gravi, insufficienza renale cronica, leucemie, tumori maligni.
L’AMPIEZZA DI DISTRIBUZIONE DELLA CURVA DEI VOLUMI DEI GLOBULI ROSSI (RDW) indica l’ampiezza della distribuzione del volume dei globuli rossi attorno al suo valore medio, permettendo di riconoscere i casi di anisocitosi. Se il valore è piccolo (RDW basso) i globuli rossi hanno un volume abbastanza uniforme, se il volume è più alto (RDW elevato) vuol dire che il paziente possiede globuli rossi di dimensioni molto variabili (anisocitosi). In genere questo può succedere nel corso delle anemie o anche in seguito a trasfusioni di sangue.
I globuli bianchi, o leucociti, sono cellule del sistema immunitario che sono coinvolte nella difesa dell'organismo dalle malattie infettive e dal materiale estraneo. Queste cellule, a differenza dei globuli rossi e delle piastrine, sono provviste di nucleo e vanno quindi incontro a divisione cellulare. Sono molto meno numerosi rispetto ai globuli rossi. Esistono cinque diversi tipi di leucociti, tutti prodotti da una cellula multipotente del midollo osseo, chiamata cellula staminale ematopoietica. Ognuna di queste varianti ha un ruolo specifico all'interno del sistema immunitario. In base alla presenza o meno di granuli nel citoplasma i leucociti si distinguono in granulociti e agranulociti.
I granulociti sono leucociti polimorfonucleati, il che significa che presentano un nucleo costituito da più lobi collegati tra loro da filamenti di eterocromatina. Sono, inoltre, caratterizzati dalla presenza al loro interno di numerosi granuli che contengono enzimi idrolitici. La loro caratteristica principale è la funzione fagocitaria. Esistono tre tipi di granulociti, chiamati neutrofili, eosinofili e basofili, a seconda del tipo di colorazione che li rende visibili al microscopio ottico. Gli agranulociti sono leucociti mononucleati, il che significa che morfologicamente presentano un unico nucleo e non contengono granuli. Includono linfociti, monociti e macrofagi.
I neutrofili, oltre a contenere al loro interno numerosi granuli, presentano un nucleo plurilobato, in cui i diversi lobi sono connessi tra loro da sottili filamenti di eterocromatina. La funzione di queste cellule è quella di fagocitare batteri e funghi responsabili di infezioni. Sono presenti in grosse quantità nel pus delle ferite. Dal momento che non sono in grado di rimpiazzare i lisosomi utilizzati in questo processo, muoiono dopo poche fagocitosi. La loro vita media è di 7-10 ore in circolo e di circa 3 giorni nei tessuti.
Gli eosinofili sono coinvolti nella risposta immunitaria contro i parassiti e nelle reazioni allergiche. Generalmente il loro nucleo è bilobato numerosi granuli con proprietà tintoriali acidofile (si colorano con coloranti acidi come l'eosina). I granuli contengono idrolasi lisosomali e perossidasi, nonché sostanze proteiche ad elevate potere citotossico nei confronti di batteri e delle cellule in generale. Si aggregano in gran numero in corrispondenza dei complessi antigene-anticorpo.
I basofili presentano un nucleo bilobato e a volte trilobato a forma di S e contengono numerosi granuli. I loro granuli contengono istamina, eparina, leucotrieni e vari enzimi, quali perossidasi e fosfatasi acida. La loro funzione è quella di secernere una serie di sostanze anticoagulanti e vasodilatatrici, come l’istamina e la serotonina. In genere la vasodilatazione è locale, ma in casi estremi può essere generalizzata: in questo caso si può avere uno shock anafilattico, che è caratterizzato da un brusco calo della pressione arteriosa, vasodilatazione periferica, edema, insufficienza respiratoria (asma).
I linfociti non sono presenti solo nel sangue, ma anche in tutti i tessuti linfoidi. Si distinguono facilmente perché hanno un nucleo molto sviluppato, ricco di eterocromatina, che occupa quasi l’intera cellula. Il citoplasma è molto ridotto e si presenta come un sottilissimo strato intorno al nucleo. I linfociti derivano dalla linea linfoide delle cellule staminali multipotenti presenti nel midollo osseo e, a seconda della sede in cui avviene la maturazione cellulare, si ottengono due linee linfocitarie ben distinte: i linfociti B e i linfociti T. I linfociti T maturano nel timo, mentre i linfociti B e NK (naturai killer) hanno piena maturazione nel midollo osseo. La caratteristica principale dei linfociti è che sono in grado di produrre recettori che vengono poi esposti sulla loro membrana. Ogni recettore è in grado di riconoscere una determinata molecola di forma complementare che è detta antigene. Quando un agente estraneo penetra all'interno dell'organismo, entra in contatto con i recettori specifici che sono presenti sulla membrana dei linfociti. Questo legame ha un effetto profondo sui linfociti, che prima di questo momento si trova in uno stato di quiescenza, e dà il via a una risposta immunitaria diretta contro l'agente che presenta quel particolare antigene. Nel caso dei linfociti B, essi si trasformano in plasmacellule che secernono grandi quantità di anticorpo nel circolo sanguigno (risposta umorale). Quando questi anticorpi entrano in contatto con agenti patogeni che presentano lo stesso antigene contro cui sono diretti, li immobilizzano e richiamano altre cellule che riconoscono questo complesso antigene-anticorpo come un target da distruggere. Nello stesso modo, i linfociti T si attivano e cominciano a riprodursi nel momento in cui il recettore che essi espongono va in contatto con l'antigene corrispondente. In questo caso non liberano anticorpi in circolo, ma usano i recettori che espongono sul lato esterno della loro membrana per riconoscere gli agenti patogeni che presentano il corrispondente antigene. A questo punto distruggono questi agenti patogeni rilasciando perforine, che sono in grado di incidere in più punti la cellula bersaglio, provocandone la lisi. Questo processo prende il nome di risposta immunitaria cellulo-mediata. I linfociti T helper sono necessari per attivare sia i linfociti B che quelli T citotossici. I linfociti soppressori, invece riducono l'intensità della risposta immunitaria. Per le loro caratteristiche, i linfociti sono cellule in continua evoluzione di attività (riposo, attivazione) con conseguente cambiamento di forma, dimensioni e colorazione di nucleo e citoplasma.
I monociti rappresentano solo il 5-8% di tutti i leucociti e sono le cellule del sangue con il volume maggiore. Presentano un nucleo reniforme e possiedono un abbondante citoplasma ricco di organelli e di granuli, questi ultimi contenenti fosfatasi, perossidasi e catalasi. Vengono prodotti nel midollo osseo e, una volta raggiunta la maturità, in seguito a stimoli chemiotattici, vengono immessi nel circolo sanguigno e da qui raggiungono i tessuti in cui è presente l'infezione. Durante questo processo vanno incontro a dei cambiamenti strutturali, trasformandosi in macrofagi (o istiociti, C. di Kuppfer, osteoclasti), quindi in grado di fagocitare cellule morte e microbi. Una loro caratteristica fondamentale è la capacità di esporre alle cellule T parti dell'antigene in seguito alla fagocitosi, in modo da stimolare l'attivazione dei linfociti T che posseggono recettori contro quello specifico antigene. Sono, inoltre, in grado di secernere lisozima e interferoni, sostanze coinvolte nella reazione infiammatoria.
I valori normali dei globuli bianchi (WBC) sono:
4.000-10.800/mm3
La prima cosa che dobbiamo valutare è il loro numero. Se sono sotto la media si parla di leucopenia, se sono sopra la media di leucocitosi. Valori superiori alla norma possono essere determinati da infiammazioni, infezioni batteriche, virali o parassitarie, leucemie. I globuli bianchi possono anche aumentare in gravidanza o durante le mestruazioni. Una loro diminuzione è invece generalmente relazionabile a un abbassamento delle difese immunitarie. Quando i globuli bianchi raggiungono picchi altissimi (da 30000 a centinaia di migliaia) si hanno le leucemie.
La loro presenza in percentuale è definita formula leucocitaria. È molte volte più importante del numero di globuli bianchi in assoluto in quanto permette di fare una diagnosi precisa. Un aumento dei neutrofili può indicare un’infezione batterica in corso. Un aumento spiccato degli eosinofili è spesso correlato ad una sindrome allergica o ad una parassitosi intestinale. Un aumento dei basofili si ha in caso di allergie e i monociti possono aumentare nella mononucleosi infettiva. Inoltre, rivelando quali di queste popolazioni concorre nell’aumento o nella diminuzione del valore assoluto nonché permette di osservare anomalie anche in caso di valori normali di globuli bianchi.
LA FORMULA LEUCOCITARIA
-neutrofili 40-75% -eosinofili 1-5% -basofili 0-1% -linfociti 20-45% -monociti 3-7%
Le piastrine (PLT), chiamate anche trombociti, sono piccoli frammenti cellulari privi di nucleo che derivano dalla frammentazione, o meglio dalla gemmazione, dei megacariociti. Questi ultimi sono cellule vere e proprie che sono prodotte dal midollo osseo. Il numero di piastrine circolanti nel sangue varia tra 150.000 e 400.000 per mm3. Esse hanno una vita media che va dai 5 ai 9 giorni, hanno una forma più o meno sferica e, pur essendo prive di nucleo, contengono numerosi granuli e organelli citoplasmatici. Le piastrine sono coinvolte in una serie di processi finalizzata a bloccare la perdita di sangue in caso di lesione (emostasi), grazie soprattutto alla formazione eli coaguli. Al microscopio ottico sono facilmente distinguibili due parti distinte: una periferica trasparente, detta ialomero, e una centrale più densa, ricca di granuli, detta cromomero. La membrana plasmatica delle piastrine è ricoperta da glicoproteine che ne rendono possibile l'adesione all'endotelio danneggiato specialmente nel caso in cui la lesione faccia in modo che il collagene presente negli strati più profondi dell'endotelio venga a contatto con il sangue. Le piastrine sono attivate da un fattore proteico chiamato fattore di von Willebrand (vWFL). Una volta che lo strato endoteliale è stato danneggiato, il collagene in esso presente entra in contatto con il sangue e nello stesso tempo il fattore vWF si attiva. La combinazione di questi fenomeni permette alle piastrine di aggregarsi con il collagene e tra loro. A questo punto, le piastrine cominciano a secernere i fattori della coagulazione presenti nei loro granuli e in questo modo danno il via ad una vera e propria reazione a cascata. Viene innanzitutto rilasciata la serotonina, che ha la funzione di contrarre il vaso sanguigno danneggiato, espellere il siero in esso presente e rallentare il flusso sanguigno. Viene prodotta anche la tromboplastina, che attiva altri fattori della coagulazione; in questo modo, si innesca una cascata di reazioni che permette di attivare la protrombina a trombina, che a sua volta attiva il fibrinogeno a fibrina, che va a legarsi alle piastrine creando una vera e propria rete che imbriglia altre piastrine, in modo da produrre il coagulo definitivo. Il coagulo di sangue è solo una soluzione temporanea per fermare l'emorragia. Il vaso sanguigno deve essere riparato in maniera stabile e definitiva. Le piastrine aggregate aiutano questo processo grazie alla secrezione di sostanze che richiamano i fibroblasti dal tessuto connettivo circostante nell'area danneggiata, in modo tale da far guarire completamente la ferita. Il coagulo si dissolve lentamente grazie ad enzimi fibrinolitici e le piastrine vengono infine eliminate tramite fagocitosi.
In base al loro numero possiamo avere una piastrinopenia (se sono poche) o una piastrinosi (se sono tante). È possibile rilevare anche la presenza di aggregati piastrinici che possono rendere il sangue più viscoso del normale. Se le piastrine sono basse potremmo avere dei problemi di coagulazione e se sono alte c’è il rischio di trombosi. Il loro aumento è considerato fisiologico durante la gravidanza, in seguito all’assunzione prolungata di vitamina B12 e acido folico o allo svolgimento di un’intensa attività sportiva. Inoltre i valori possono alterarsi in caso di forti emorragie, circolazione rallentata del sangue, problemi alla milza, leucemie o lesioni del midollo osseo. Molti farmaci, tra cui la pillola anticoncezionale e l’aspirina, influiscono sui valori. Cause di valori superiori al normale (trombocitosi o piastrinosi): trombocitemia idiopatica, policitemia vera, leucosi mieloide cronica, ecc. Cause di valori inferiori al normale (piastrinopenia o trombocitopenia): trasfusioni di sangue, cura prolungata a base di antibiotici, barbiturici, diuretici, sulfamidici, ipoglicemizzanti. Può inoltre essere il segnale di varie malattie organiche, tra cui: apoplasia midollare, porpora trombocitopenica, porpore secondarie, ustioni estese, leucemie acute, leucemia linfoide cronica, mononucleosi, ecc.
Il VOLUME PIASTRINICO MEDIO (MPV) indica il volume medio delle piastrine.
INTERPRETAZIONE DEI CITOGRAMMI (i grafici spesso allegati all’emocromo):
ANEMIE
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