martedì 24 luglio 2018

L'esame del sangue e la sua importanza

Leggere il referto degli esami del sangue L’esame del sangue è la misurazione della quantità di determinate sostanze che si trovano disperse o sciolte nel sangue. Nell’intestazione ci sono i dati personali del paziente. Accanto al nome dell’esame effettuato, sulla stessa riga, puoi leggere il risultato seguito dall’unità di misura utilizzata, a destra tra parentesi sono indicati i valori normali per quel tipo di esame. Se accanto al valore ottenuto dalla misurazione c’è un asterisco significa che il valore normale è stato superato o non raggiunto. In questo modo il medico e anche il paziente può subito capire se c’è qualche problema. Non sempre però se c’è un asterisco vuol dire che si è malati, a volte certi valori possono essere alterati per cause che tocca al medico analizzare. EMOCROMO ELETTROFORESI DELLE PROTEINE SIERICHE ESAMI PER IL FEGATO TRANSAMINASI – Le transaminasi sono enzimi, che si trovano soprattutto nelle cellule del fegato. I loro livelli nel sangue sono utili per valutare il corretto funzionamento del fegato, ma possono anche riflettere lo stato di salute del cuore e dell’apparato scheletrico. Negli esami di routine si misurano: la trasaminasi ALT (o GPT), che riguarda soprattutto il fegato, e la transaminasi AST (o GOT), che riguarda invece il cuore e lo scheletro. L’esame misura la concentrazione di ALT (alanino amino transferasi) nel sangue. L’ALT può essere anche indicata con la sigla GPT (glutammato piruvato transaminasi). In condizioni normali i suoi livelli nel sangue sono bassi, ma in presenza di una malattia del fegato, l’enzima viene liberato in circolo e i suoi livelli aumentano anche prima del manifestarsi di sintomi più ovvi di alterazione epatica. L’unità di misura della ALT è U/L, che sta per unità di enzima per litro di sangue. L’esame misura la concentrazione di AST (aspartato amino transferasi) nel sangue. L’AST può essere anche indicata con la sigla GOT (glutammico ossalacetico transaminasi). In condizioni normali AST è presente nel sangue a bassi livelli, ma quando il fegato o il cuore subiscono un danno, esso viene liberato in circolo e i suoi livelli nel sangue aumentano. L’unità di misura della ALT è U/L, che sta per unità di enzima per litro di sangue. FOSFATASI ALCALINA – L’esame consente di misurare la concentrazione della fosfatasi alcalina (AlPh) nel sangue. La AlPh è un enzima presente in diversi tessuti del corpo. In particolare, essa si trova nelle ossa e nelle cellule del fegato che formano i dotti biliari. Sebbene in concentrazioni inferiori, la AlPh è presente anche nelle cellule intestinali e nella placenta. La AlPh è presente anche nel sangue, ma a livelli bassi; in caso di malattie del fegato o delle ossa essa può aumentare. I valori della AlPh nel sangue variano a seconda dell’età. In particolare, nei bambini piccoli e negli adolescenti, essa aumenta per effetto della crescita delle ossa. GAMMA-GT (GGT) – L’esame misura la concentrazione di GGT, o gamma glutamil transpeptidasi, nel sangue. GGT è un enzima che si trova soprattutto nel fegato e che di norma è presente nel sangue a livelli molto bassi. In presenza di un danno epatico, però, la quota di GGT nel sangue aumenta. In particolare, GGT è considerato l’enzima epatico più sensibile per rilevare problemi a carico dei dotti biliari. BILIRUBINA TOTALE, DIRETTA E INDIRETTA – L’esame misura la concentrazione di bilirubina nel sangue. La bilirubina è una sostanza che deriva prevalentemente dalla demolizione dell’emoglobina, la proteina che lega l’ossigeno nei globuli rossi. Ogni 120 giorni i globuli rossi vengono rinnovati e l’emoglobina viene degradata, dando origine alla bilirubina; per essere eliminata, la bilirubina dev’essere trasformata da alcune reazioni che hanno luogo nel fegato. Ma se il fegato si ammala o se vengono distrutti globuli rossi in eccesso, la bilirubina nel sangue aumenta e ciò causa ittero, una condizione caratterizzata dal tipico colorito giallastro della pelle e del bianco degli occhi. Della bilirubina totale presente nel sangue si possono distinguere due frazioni: la bilirubina indiretta (non ancora trasformata dal fegato), che rappresenta la frazione più cospicua, e quella diretta (già trasformata dal fegato). La bilirubina diretta viene poi riversata nell’intestino dove la flora batterica ne favorisce la degradazione, convertendola in composti che vengono eliminati con le feci. Un eccesso di bilirubina indiretta può essere dovuto a: un’aumentata distruzione dei globuli rossi (emolisi), che si verifica nell’anemia emolitica, o altri difetti della produzione dell’emoglobina (talassemia, anemia perniciosa e falciforme); alcune malattie ereditarie che alterano la capacità del fegato di convertire la bilirubina indiretta in quella diretta; ittero fisiologico dei neonati e dei prematuri e reazione di incompatibilità tra Rh materno e quello del neonato; effetto collaterale di alcuni farmaci come steroidi e rifampicina. Un aumento della bilirubina diretta può dipendere da: alcune malattie ereditarie; malattie del fegato come cirrosi, epatiti virali ed epatite tossica; ostruzioni delle vie biliari dovute per esempio a calcoli o tumori del fegato o del pancreas; effetto collaterale di alcuni tipi di farmaci. Una diminuzione dei livelli di bilirubina totale, indiretta e diretta può invece essere causata da: alcuni tipi di anemie; assunzione di certi sedativi. ESAMI PER LA FUNZIONALITA’ RENALE CREATININEMIA – L’esame misura la concentrazione della creatinina nel sangue. La creatinina è un prodotto di scarto che deriva dal muscolo e viene riversato nel sangue. Essa viene filtrata dai reni ed è poi eliminata dal corpo attraverso le urine. Se i suoi livelli nel sangue aumentano, significa che i reni non riescono a farla passare nelle urine e quindi non svolgono bene il loro lavoro. Oltre a misurare la creatinina sierica, cioè quella presente nel sangue, è possibile determinare anche quella contenuta nelle urine. Il test della creatinina urinaria viene effettuato su un campione di urine raccolte nelle 24 ore. AZOTEMIA (UREA) – L’esame misura la concentrazione di azoto non proteico nel sangue, cioè la concentrazione di urea nel sangue. L’urea è un composto di scarto che deriva dalla degradazione delle proteine. Essa è prodotta dal fegato e rilasciata nel sangue, per poi essere filtrata dai reni ed eliminata con le urine. L’azotemia indica con precisione la funzionalità dei reni. Valori diversi da quelli di riferimento segnalano un’imperfetta depurazione del sangue da parte dei reni. I valori di riferimento hanno una variabilità che dipende dall’età e dal sesso. Nei bambini molto piccoli i valori sono circa il 60 per cento di quelli degli adulti; negli anziani (dopo i 60 anni) aumentano lievemente. Nelle donne si osservano in genere valori un poco più bassi rispetto agli uomini. Talvolta il medico valuta il rapporto tra azotemia e creatinina presente nel sangue, per capire meglio le cause di un aumento dei due parametri. Il rapporto è di norma compreso tra 10:1 e 20:1. Un rapporto più basso potrebbe essere dovuto a un ridotto flusso di sangue ai reni, a emorragie gastrointestinali o a diete iperproteiche. Invece, una riduzione del rapporto può essere causata da una malattia del fegato o da malnutrizione. ESAMI PER CUORE E METABOLISMO GLICEMIA (ZUCCHERO NEL SANGUE) – La glicemia a digiuno serve a misurare quanto glucosio è presente nel sangue. Indirizza, ma non basta, alla diagnosi di diabete. Il test misura la concentrazione di glucosio nel sangue. I suoi livelli nel sangue dipendono dall’equilibrio tra la quantità di zucchero introdotta con la dieta o derivante dalle riserve corporee, e la quantità che viene utilizzata dai vari tessuti. Questo equilibrio è regolato da due ormoni: l’insulina e il glucagone. Un’alterazione della regolazione può provocare condizioni di ipoglicemia (bassi livelli di glucosio nel sangue) o di iperglicemia (alti livelli di glucosio nel sangue), che possono essere anche fatali. Per esempio, nel diabete, uno stato di iperglicemia cronica può portare a un danno progressivo di organi come reni, occhi, nervi, cuore e vasi. L’ipoglicemia, invece, ha effetti gravi soprattutto sul sistema nervoso. Elevati livelli di glucosio nel sangue sono di solito dovuti al diabete, ma possono essere causati anche da altre condizioni, quali: avvelenamento da monossido di carbonio (CO), obesità, tumori cerebrali, ictus cerebrale, infarto cardiaco, insufficienza renale cronica, ipertiroidismo, neoplasia del pancreas, pancreatite, sindrome di Cushing, stress, acromegalia, uso di alcuni farmaci. Valori inferiori a quelli ritenuti normali possono essere determinati da: eccessiva assunzione di alcol, cirrosi epatica, malattie epatiche croniche, digiuno o malnutrizione, ipotiroidismo, tumori del pancreas, tumori dell’ipofisi, sarcomi, uso di alcuni farmaci (betabloccanti, steroidi anabolizzanti), eccesso di insulina. Oltre che a digiuno, la misurazione del glucosio può essere effettuata anche vicino ai pasti. Per esempio, il cosiddetto test da carico di glucosio consiste in una serie di misurazioni del glucosio effettuate a tempi diversi dall’assunzione di una quantità standard di glucosio. Esiste anche il test del glucosio urinario, che misura la concentrazione di glucosio nelle urine e che rientra nelle analisi delle urine eseguite di routine. In genere ciò che causa aumenti della glicemia produce anche un incremento del glucosio nelle urine. PROTEINA C REATTIVA (PCR) – Il test misura la concentrazione della proteina C reattiva (CRP) nel sangue. La CRP è una sostanza prodotta dal fegato e poi rilasciata nel circolo sanguigno. In condizioni normali i suoi livelli nel sangue sono bassi, ma in presenza di un’infezione o di uno stato infiammatorio possono aumentare anche di migliaia di volte nel giro di poche ore. In questi casi, la crescita della CRP è molto rapida e precede il manifestarsi di sintomi classici dell’infiammazione, come la febbre o il dolore. Il ritorno di CRP a valori normali è altrettanto rapido: non appena l’infiammazione scompare anche la proteina cala. Il test della CRP viene utilizzato per accertare la presenza di uno stato infiammatorio, ma non è specifico per la diagnosi di nessuna malattia. In laboratorio viene eseguito il dosaggio, cioè la misurazione della concentrazione della proteina nel campione di sangue prelevato. Nelle persone sane il valore medio della CRP dipende dall’età e dal sesso del paziente. Esiste anche un altro esame che misura la CRP: esso è definito test per la CRP ad alta sensibilit, in grado di rilevare variazioni di piccole quantità della proteina. COLESTEROLO – L ’esame misura la concentrazione di colesterolo nel sangue: con tre misurazioni diverse si ottengono i livelli di colesterolo totale, HDL e LDL. Il colesterolo è un tipo di grasso in parte prodotto dall’organismo e in parte introdotto con la dieta. Una piccola parte di colesterolo è presente nel sangue dove è legato a speciali proteine chiamate lipoproteine. Le HDL (lipoproteine ad alta densità), trasportano il colesterolo in eccesso dai tessuti al fegato, dove viene eliminato; le LDL (lipoproteine a bassa densità), lo trasportano invece in periferia, favorendo il suo deposito nei tessuti. Questo test viene usato per valutare il rischio di sviluppare una malattia, nello specifico la malattia cardiaca. Visto che livelli elevati di colesterolo LDL si associano a indurimento delle arterie, malattie cardiovascolari e rischio di morte per attacco cardiaco, il suo controllo fa parte di una pratica preventiva di routine. Negli adulti al di sopra dei 20 anni la misurazione del colesterolo dovrebbe essere effettuata almeno una volta ogni cinque anni; la frequenza dei controlli aumenta, nei pazienti che seguono una dieta specifica o che assumono farmaci per abbassare il colesterolo. Il colesterolo può aumentare sia per una predisposizione ereditaria, sia per una dieta ricca di cibi ad alto contenuto di grassi. Oltre ai livelli elevati di colesterolo totale e LDL e ai bassi livelli di HDL, esistono altri fattori di rischio cardiovascolare. I principali sono: fumo, età (> 45 anni per i maschi, 55 anni per le femmine), ipertensione (> 140/90 mmHg), una storia familiare di malattie coronariche. TRIGLICERIDI – Questo esame misura la concentrazione dei trigliceridi nel sangue. I trigliceridi sono la forma di immagazzinamento dei grassi nell’organismo e sono utilizzati come scorta di energia. Essi derivano soprattutto dalla dieta e in piccola parte sono prodotti dall’organismo (fegato); una volta introdotti o sintetizzati, i trigliceridi vengono accumulati nel tessuto adiposo (tessuto grasso), oppure sono usati dal muscolo come fonte di energia. Una quota di trigliceridi è presente anche nel sangue, sotto forma di palline di grasso e proteine, chiamate chilomicroni e VLDL. La determinazione dei trigliceridi nel sangue rientra nel cosiddetto profilo lipidico, un insieme di esami che comprende anche la misurazione del colesterolo totale, HDL e LDL e che serve a determinare il rischio cardiovascolare. I trigliceridi possono aumentare sia per predisposizione ereditaria sia per diete ricche di grassi. Quando i valori sono molto alti, c’è il rischio di sviluppare una pancreatite, cioè un’infiammazione del pancreas. CALCIO (CALCEMIA O CALCIO SIERICO) - Il test misura la calcemia, cioè la concentrazione di calcio nel sangue. Il calcio è uno dei più importanti minerali dell’organismo e si trova per il 99 per cento nelle ossa. Quasi tutto il calcio rimanente circola nel sangue, dove può essere presente in forma libera o legato a speciali proteine, dette proteine plasmatiche. Quando il medico prescrive il test della calcemia, in genere richiede la misurazione del calcio totale, cioè sia la forma libera sia quella legata. In genere livelli di calcitonina molto alti sono un buon indicatore di iperplasia benigna o di carcinoma midollare della tiroide; per confermare la diagnosi, però, sono necessari altri esami, come la biopsia tiroidea, l’ecografia o la Tac. È possibile effettuare una misurazione del calcio anche nelle urine. Questo esame indica quanto calcio viene eliminato dai reni e viene prescritto quando la calcemia è anomala oppure in caso di sospetti calcoli renali. Per avere un quadro più completo, il medico può confrontare i risultati del test della calcemia con quelli di altri esami del sangue: il paratormone e la vitamina D, sostanze coinvolte nel mantenimento dell’equilibrio del calcio, l’albumina, la principale proteina plasmatica che lega il calcio, il fosforo e il magnesio. ESAMI PER IL FERRO SIDEREMIA O FERRO SIERICO – Il test misura la sideremia, cioè la concentrazione di ferro nel sangue. Il ferro è un elemento molto importante per l’organismo, perché è indispensabile per il trasporto dell’ossigeno ai tessuti e per la formazione di alcuni enzimi. In un individuo adulto sano sono presenti circa 3-5 g di ferro totale: di questo, una parte si trova nei globuli rossi (ferro legato all’emoglobina), una parte costituisce le riserve dell’organismo (ferro legato a ferritina ed emosiderina) e una parte rappresenta il cosiddetto «ferro di trasporto» (ferro legato alla transferrina), che, attraverso il sangue, è veicolato dal fegato e dall’intestino ai tessuti che ne hanno bisogno. Essendo la quota di ferro libero nel sangue trascurabile, la sideremia di fatto misura il ferro legato alla transferrina. Se i valori di emoglobina ed ematocrito sono anomali, il test può essere utile per determinare le cause di un’eventuale anemia. TRANSFERRINA (CAPACITA’ FERRO LEGANTE) – Il test misura la capacità totale del corpo di trasportare il ferro; di fatto, siccome il trasporto del ferro nel sangue è effettuato da una sola proteina, la transferrina, questa misura può essere anche espressa come concentrazione della transferrina nel sangue. La transferrina è una proteina che trasporta il ferro dall’intestino e dal fegato ai tessuti che ne hanno bisogno. Nel sangue, la transferrina può trovarsi sia in forma libera, non legata al ferro (transferrina insatura), sia in forma legata al ferro (transferrina satura). La quota di transferrina legata coincide con il valore della sideremia. In un individuo adulto normale circa un terzo della transferrina sierica misurata viene utilizzata per trasportare ferro. Per calcolare rapidamente la capacità ferro-legante totale conoscendo la concentrazione della transferrina sierica, si può usare la seguente formula: capacità ferro-legante totale (microgrammi/dl) = transferrina (mg/dl) * 1,25. Una bassa capacità ferro-legante totale può indicare: una malattia genetica chiamata emocromatosi, anemie causate da infezioni o malattie croniche, malnutrizione, ecc. Una capacità ferro-legante totale elevata indica generalmente una carenza di ferro. FERRITINA SIERICA - Il test misura la concentrazione della ferritina nel sangue. La ferritina è una proteina che lega il ferro e, insieme all’emosiderina, rappresenta la principale riserva di questo elemento nell’organismo. Oltre alla ferritina sierica, cioè quella presente nel sangue, ci sono anche le ferritine tissutali, che si trovano nel fegato, nella milza e nel midollo osseo. La concentrazione della ferritina nel sangue è in rapporto ai depositi di ferro presenti nei vari tessuti ed è quindi un ottimo indicatore della quantità di ferro a disposizione di tutto il corpo. L’esame serve a determinare quanto ferro di riserva è a disposizione dell’organismo. In caso di malattie che causano danni agli organi che contengono le ferritine tissutali (fegato, milza, midollo osseo), i livelli di ferritina nel sangue possono aumentare anche se le riserve totali di ferro nel corpo sono normali. Per questo, da soli, i livelli di ferritina non sono molto informativi nelle persone affette da infezioni croniche, tumori e malattie autoimmunitarie. ANTIGENE PROSTATICO PSA TOT E FREE – Di norma richiesto insieme al PSA totale, il free PSA (o PSA libero o fPSA) rappresenta una parte dell’antigene prostatico specifico circolante, in particolare la frazione che non risulta essere legata a proteine di trasposto. L’utilità di questo test nasce dall’osservazione per cui in condizioni benigne, come l’ipertrofia prostatica, aumenta prevalentemente la quota libera, mentre il cancro alla prostata produce soprattutto un aumento del PSA legato. Per interpretare correttamente questo esame si procede in genere a calcolare il rapporto tra frazione libera e totale (ratio) e questo è il valore che viene valutato. ESAMI DELLA FUNZIONALITA’ TIROIDEA TSH (ORMONE TIREOTROPO) – L’esame del TSH in molti casi è l’esame di elezione per valutare la funzionalità tiroidea e/o i sintomi dell’ipertiroidismo o dell’ipotiroidismo. Spesso viene prescritto prima dell’esame del T4 o contestualmente a quest’ultimo. Tra gli altri esami della tiroide prescritti dal medico ricordiamo l’esame del T3 e quello degli anticorpi antitiroidei (se si sospetta che il paziente soffra di patologie autoimmuni connesse alla tiroide). Un valore troppo elevato spesso indica che la tiroide è poco attiva (ipotiroidismo) e non sta reagendo nel modo giusto alla stimolazione del TSH, perché c’è qualche disfunzione acuta o cronica. In rari casi il valore alto può indicare un problema dell’ipofisi, ad esempio un tumore che crea squilibri nella produzione. Infine può anche indicare che il paziente a cui è stato diagnosticato un disturbo della tiroide o che ha subito l’asportazione della ghiandola riceve una quantità insufficiente di ormone tiroideo di sintesi. Un valore del TSH troppo basso può indicare che il paziente soffre di ipertiroidismo (cioè ha la tiroide troppo attiva) oppure che sta ricevendo una quantità eccessiva di ormoni tiroidei di sintesi, se è in terapia per l’ipotiroidismo o gli è stata asportata chirurgicamente la tiroide. In rari casi un valore basso può indicare che l’ipofisi ha un problema che le impedisce di produrre una quantità adeguata di ormone. È bene sottolineare che un valore non normale indica solo che c’è un eccesso o una carenza di ormoni tiroidei nell’organismo, ma non stabilisce quale sia la causa. Un risultato non normale dell’esame del TSH di solito prelude ad altri esami di approfondimento.

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