a cura del dott.FRANCESCO ROSSI Dott. in Scienze Biologiche Informatore Medico Scientifico
Molteplici temi negativi evidenziano oltremodo il rischio della salute del geo terrestre. Inquinamento, deforestazione, riscaldamento globale, siccità hanno un impatto diretto sull’impianto vegetale. Le piante e la loro ricchezza in biodiversità rischia di essere depauperata dalle alterate condizioni. E se alcune di queste sono di interesse alimentare? Come si soddisfa una richiesta crescente? L’industria scientifica ed il sapere biotecnologico sono improntati sullo studio e la ricerca di cultivar resistenti. Un modo efficace per promuovere un agricoltura sostenibile ed appagare le esigenze nutritive! Tuttavia, il processo non è rapido! I lunghi tempi di attesa sono dovuti ai ritardi tra la ricerca di laboratorio e la convalida con effettive prove sul campo. In un clima fluttuante, con condizioni talvolta difficili, è la resilienza di alcune specie a rappresentare una vera e propria ricchezza naturale. Il KNOW-HOW della “Capparis Spinosa” è davvero interessante! Un piccolo arbusto xerofilo adattato a vivere in condizioni di siccità resistente alla elevata salinità. Le piantagioni perenni di cappero potrebbero preservare l'acqua nel suolo per un periodo di tempo più lungo, contribuendo al mantenimento idrico in aree aride. Gli arbusti proteggono il terreno dalla luce solare, limitano le alte temperature e regolano così il microclima. Rispetto ad altre piante, il cappero ha una notevole capacità di cercare e assorbire acqua dal suo ambiente (in particolare nelle profondità del suolo) grazie ad un ampio sistema di radici e un rapporto radice / stelo molto elevato. La coltivazione della Capparis Spinosa rappresenta dunque una risposta amplificata per allievare gli effetti del cambiamento ambientale ed incrementare la resistenza alle condizioni di siccità. L’impatto diretto non riguarda solo un’implicazione agroalimentare ma anche la conoscenza sui benefici nutraceutici che il piccolo arbusto può determinare sulla salute umana.
C. spinosa che è una pianta aromatica è abitualmente coltivata nelle regioni tropicali e subtropicali. La propagazione più comune di C. spinosa è talee vegetative, Cresce e fiorisce da maggio a ottobre coprendo la siccità estiva.
Diverse parti di C. spinosa, tra cui frutto e radici, sono state utilizzate come rimedio tradizionale a base di erbe fin dall'antichità per effetti benefici sulle malattie umane. Basti pensare al consumo delle radici per curare malattie epatiche e renali, una pratica diffusa nell’antico Egitto; i romani sembra che utilizzassero C. spinosa per il trattamento della paralisi. Gli arabi lo chiamavano “cabir”, i Greci “kàpparis”. Aristotele, il più dotto dei filosofi greci, e Teofrasto, suo allievo prediletto, descrivono l’arbusto nella “Storia delle Piante”. Prima di loro, fra il quinto e quarto secolo a.C., sempre in Grecia, Ippocrate, il principe dei medici dell’antichità, si pronunciò sulle proprietà curative dei capperi. Prescritti contro le malattie del fegato e della milza, i capperi furono addirittura utilizzati come cosmetici per le proprie modelle dallo scultore ateniese Prassitele. Molteplici risvolti terapeutici inequivocabilmente attribuibili alla presenza di diverse componenti chimiche bioattive. Foglie, gemme, radici, semi, con un elevato contenuto di alcaloidi, flavonoidi, steroidi e composti terpenici. La Capperis Spinosa è unica nel suo genere soprattutto per l’elevato contenuto di flavonoidi , rilevando un’alta concentrazione di RUTINA e QUERCITINA.
Complessivamente un effetto protettivo sul sistema cardiovascolare dato dalla potente azione antiossidante, vaso-protettiva e riduttiva del colesterolo LDL(noto come cattivo, giacchè protagonista di accumulo nella parete dei vasi).Le parti aree della pianta si caratterizzano per un alta concentrazione di metaboliti secondari e loro derivati catabolici, i GLUCOSINOLATI. Uno spiccato interesse farmacologico correlato alla capacità di limitare fenomeni di carcinogenesi.
Struttura di base di un glucosinolato
Il consumo di capperi e cucunci dimostra un azione multi livello sulla salute dell’organismo. Un meccanismo possibile riguarda la diminuzione del tasso di assorbimento dei carboidrati con effetto ipoglicemico postprandiale nel tratto gastrointestinale. Pertanto, C. spinosa può essere utile e sicura per il controllo e il trattamento dei livelli di glucosio nel sangue nei pazienti diabetici. In fase sperimentale topi di laboratorio soggetti ad una dieta ricca di grassi sono stati alimentati con estratti di frutti di C.Spinosa, dimostrando una riduzione dei livelli di colesterolo e di trigliceridi. Da qui si è aperta una fase analitica utilizzando nel paziente diabetico l’estratto dei cucunci con un miglioramento sul profilo lipidico e sulle concentrazione di colesterolo plasmatico. Un azione probabilmente dovuta all’inibizione dell’enzima HMGCo-A reduttasi implicato nello biosintesi della molecola steroidea. Per certo una serie di applicazioni che seppur in maniera sperimentale, dimostrano un ausilio nutritivo nel diabetico e preventivo per i fattori di rischio della sempre più attuale Sindrome Metabolica.
Capperi o Cucunci, qual è la differenza?
Dai boccioli (che spogliati dalla pianta diventano capperi) il frutto che contiene i semi della pianta, per gli eoliani è il “cucuncio”, creato dalla natura per la delizia del palato. Appena colti, sia i capperi che i cucunci, sono amarissimi ma l’umore sgradevole se ne va con la salatura. Dopo due o tre mesi e ripetute salature sono pronti per il consumo e la conservazione.
Nondimeno importante è l‘azione dell’estratto della radice da cui si valuta un potenziale chemioterapico ed antimitotico ad ampio spettro, su diversi ceppi e microorganismi. Dalle antiche pratiche galeniche, dove l’utilizzo topico delle foglie vegetali aveva un ruolo preminente tra le pratiche curative, l’analisi scientifica sembra giustificare l’utilizzo degli estratti fogliari di S.capparis.In modelli murini, in seguito al trattamento su zone edematose, l’estratto compete con l’infiammazione riducendo le citochine infiammatorie( IL-14 ) ed aumentando l’espressione genica di interleuchine antiinfiammatorie (1L-6), con riduzione dell’infiltrato leucocitario e retroazione del tumor infiammatorio. Un piccolo arbusto, molto resistente, dalla semplice coltivazione, diffuso in diversi climi, le cui peculiarità biologiche e fisiologiche sembrano interessare sia l’ambiente e che l’uomo. Sono necessari ancora studi che conducano all’effettiva certezza terapeutica in vivo, contemplando le metodiche di sintesi e tutti gli step di assorbimento che caratterizzano la farmacocinetica fitoterapica. Tuttavia, amplificare la produzione in aree aride e problematiche, continuare l’analisi sperimentale sulla base dei dati già ottenuti, significherebbe preservare una biotecnologia naturale sia per il contesto alimentare che ambientale. Nel frattempo è utile ricordare che mangiando un cappero si assapora un fiore, facendo propria la sua eleganza ed il suo profumo. Intanto i suoi semi, trasportati dalle formiche, crescono nelle crepe dei vecchi muri e regalano i preziosi boccioli che diventano ingredienti chiave della cucina mediterranea.
Una ricetta semplice: spaghetti capperi e limone.
Si prepara cuocendo la pasta mentre triterete i capperi con la scorza di limone e diluirete il tutto con l'olio. A cottura al dente degli spaghetti li verserete in una zuppiera con quanto precedentemente preparato e con un pizzico di peperoncino.
FRANCESCO ROSSI
Dott. in Scienze Biologiche
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