martedì 29 ottobre 2019

La TERMOREGOLAZIONE E LA SUA IMPORTANZA


TERMOREGOLAZIONE


È il classico degli esempi di funzione integrata. La termoregolazione comporta il coordinamento di funzioni endocrine vascolari neurovegetative che possono permettere il mantenimento in set point della temperatura corporea.
Esistono due tipi di temperatura corporea: centrale e periferica.
A livello periferico sulla cute ci sono variazioni sensibili della temperatura cutanea, per esempio, a livello delle dita della mano rispetto al tronco. Ci sono variazioni di alcuni gradi in genere alle estremità inferiori rispetto a quelle del torace.
Esiste, quindi, una mappa termica della superficie corporea molto variabile. Questo perché l’organismo umano è omeotermo ossia mantiene costante la temperatura corporea a un set point di 37/37.1 (temperatura che fa essenzialmente riferimento all’ipotalamo dove sono localizzati i centri termoregolatori).
Se consideriamo la superficie cutanea, l’uomo si comporta come un individuo pecilotermo; al variare della temperatura esterna varia la sua temperatura cutanea.
La termoregolazione e l’omeostasi termica si verificano essenzialmente attraverso una serie di meccanismi.
Nell’ipotalamo dobbiamo distinguere due zone importanti per tale funzione; sono l’ipotalamo anteriore che si trova a livello delle aree preottiche e l’ipotalamo posteriore. In quello anteriore esiste il centro della termodispersione, ossia quello coinvolto nelle risposte all’aumento della temperatura corporea. Nell’ipotalamo posteriore è aggregata una popolazione di neuroni che entra in funzione per la termoconservazione, cioè ogni volta che ci troviamo in una condizione in cui la temperatura si abbassa. Quindi l’ipotalamo rappresenta il centro di integrazione delle risposte che l’organismo dà al caldo e al freddo. Tuttavia dobbiamo fare una piccola precisazione: nell’ipotalamo anteriore oltre ad essere presenti i neuroni sensibili al caldo esistono anche neuroni che sono sensibili alla variazione della temperatura cutanea. Quindi ci sono neuroni termosensibili (scaricano quando la temperatura è maggiore del set point) e neuroni termo influenzabili (influenzati dalla scarica dei recettori cutanei per il caldo e il freddo). Per temperature dai 20° ai 2° prevalgono notevolmente le scariche dei recettori del freddo e a 32° iniziano a scaricare sempre di più i recettori per il caldo. Tra 30° e circa 40° possono scaricare entrambi i tipi di recettori, l’importante è il transiente termico, ossia tendenza della temperatura cutanea ad aumentare o diminuire.
La prevalenza di scarica dell’uno piuttosto che dell’altro tipo di recettori è funzione del transiente termico cutaneo: se la temperatura della cute tende ad aumentare, di conseguenza, aumenteranno le scariche dei recettori per il caldo. Queste afferenze termocettive cutanee arrivano all’ipotalamo nella zona anteriore (aumento di temperatura) influenzandone la scarica oppure arrivano nell’ipotalamo posteriore (abbassamento della temperatura). I neuroni dell’ipotalamo anteriore sono essenzialmente sensibili ad aumenti della temperatura, però esiste una piccola popolazione, estremamente ridotta, di neuroni che sono sensibili anche a un abbassamento della temperatura.
  • IPOTALAMO ANTERIORE: centro della termodispersione cioè un centro che entra in funzione per abbassare la temperatura.
  • IPOTALAMO POSTERIORE: centro della termoconservazione cioè un centro che entra in funzione per alzare la temperatura. Questo quando il corpo emette segnali endocrini, nervosi, circolatori e comportamentali che sono tutti finalizzati affinché la temperatura corporea resti intorno al set point.


L’ipotalamo è il centro più importante di integrazione termica, però è possibile avere delle risposte al freddo e al caldo, anche se l’intensità e di portata nettamente inferiore, se riscaldiamo il midollo spinale. Quindi esistono dei termorecettori anche a livello del midollo spinale, però la loro risposta è più debole rispetto alla risposta integrata consistente dell’ipotalamo.
Per valori di temperatura intorno a 45/48° si può avere un fenomeno chiamato freddo paradosso, dovuto al fatto che ci sono dei recettori termici per il freddo che vengono eccitati anche quando la temperatura sale notevolmente. Probabilmente questi recettori sono stimolati dalle stesse sostanze che si possono liberare in seguito a citolisi indotta da aumento della temperatura.
I recettori del freddo sono terminazioni di fibre mieliniche (conduzione 15 m/s) e amieliniche (conduzione 0,2 m/s) molto sottili e sono molto 40 volte più sensibili di quelli del caldo. Quelli del caldo sono costituiti da fibre mieliniche (conduzione 0,5 m/s).

Supponiamo che ci sia un aumento di temperatura, occorre aumentare la dispersione del calore. Ciò è possibile attraverso dei meccanismi fisici:

  • CONDUZIONE: quando aumenta la temperatura, si toccano oggetti più freddi in maniera tale che il calore possa passare dalla superficie corporea, attraverso la conducibilità dei liquidi e della cute, a un corpo più freddo.
  • CONVEZIONE: quando la temperatura aumenta, aumenta notevolmente a livello della cute perché si ha una vasodilatazione e il sangue viene shiftato verso la superficie corporea. In questo modo la superficie cutanea si riscalda e la superficie del corpo perde calore perché l’aria calda va verso l’esterno e viene sostituita da aria fredda. Esempio: soffiarsi con un ventaglio fa aumentare i moti convettivi.
  • IRRAGGIAMENTO: un soggetto che ha una superficie cutanea più calda irradia calore verso l’esterno, quindi sottrae calore alla superficie corporea.
  • EVAPORAZIONE: quando si suda, non si perde calore, bensì si perde quando il sudore evapora ossia quando passa dallo stato liquido a quello gassoso. Si è calcolato che per ogni ml di sudore il soggetto per circa 0,5 calore (ma 0.5 gradi forse?).


Nel caso in cui si suda parecchio e si vuole perdere calore è consigliato non detergere il sudore dal corpo, soprattutto quando si è compiuto un grosso sforzo fisico per cui la temperatura può arrivare anche a 38/38,5°. Se in queste situazioni in cui c’è un aumento fisiologico di temperatura non facciamo evaporare il sudore si può andare incontro a un fenomeno estremamente grave che è detto colpo di calore, ossia l’aumento notevole della temperatura che si verifica, in alcuni casi, anche quando la temperatura ambientale è intorno ai 30°. Questo perché il calore evapora solo quando c’è una bassa percentuale di umidità.
Ci sono una serie di reazioni comportamentali che cercano di portare a quella che è la neutralità termica (sensazione in cui non si percepisce né caldo né freddo). Questa si ha quando la percentuale di umidità è al 50% e la temperatura a 28°.
Ci sono anche setpoint superiori a 37,1° se consideriamo la temperatura del fegato, poiché rappresenta l’organo con maggiore temperatura a causa della sua attività metabolica.
Nel caso in cui l’ambiente è caldo il primo evento è una vasodilatazione, che ha il compito di trasferire il calore dal nucleo dell’organismo verso la superficie. In condizioni di caldo elevato l’aumento della frequenza respiratoria ( i 12 respiri il minuto possono addirittura raddoppiare) serve ad aumentare l’apporto di ossigeno ai tessuti.
In situazioni in cui l’ambiente circostante è un ambiente freddo vengono messe in azione dall’organismo una serie di reazioni estremamente importanti che comportano, innanzitutto, una vasocostrizione cutanea. Diminuisce quindi la temperatura della cute e diminuisce anche, di conseguenza, la dispersione del calore.
Si ha, poi, tutta una serie di reazioni che portano all’attivazione del sistema endocrino (ipotalamo, adenoipofisi, tiroide) con l’aumento della produzione di TRH (dipeptide di TSH di t3 e t4), che porta un aumento del numero dei mitocondri, elevata attivazione dei meccanismi metabolici mitocondriali, un disaccoppiamento della reazione di fosforilazione ossidativa, un aumento della temperatura corporea e una serie di attivazioni metaboliche correlate anche alla scarica adrenergica vasocostrittrice. Questa scarica adrenergica porta a una lipolisi e quindi a un’accelerazione della b-ossidazione. Gli adipociti sono innervati dal sistema ortosimpatico per cui con questo meccanismo noradrenalina -> recettore della noradrenalina -> adenilato ciclasi -> cAMP si ha una lipolisi, ossia un distacco dei grassi dai trigliceridi e attivazione della b-ossidazione. Il calore generato dalla degranulazione di 1 g di lipidi è pari a circa 9 kcal e il quoziente respiratorio (è un parametro che misura il rapporto tra anidride carbonica (CO2) espirata e ossigeno (O2) inspirato (CO2/O2), consentendo di determinare la proporzione di grassi e carboidrati che vengono impiegati ai fini energetici) è intorno a 0.74 per i lipidi, 1 per i glicidi e 0.8 per i protidi. Quindi è chiaro che se ci si vuole proteggere dal freddo si deve cambiare il valore dell’intake di lipidi superando i 25, arrivando anche a 30/35% in modo da sfruttare questo incremento della b-ossidazione indotta dall’azione vasocostrittrice.
Questo è valido soprattutto per l’innervazione del grasso bruno. Il grasso bruno è quel tessuto adiposo che si trova nell’uomo ma non nel bambino e nel neonato (soggetto pecilotermo).
Nell’ipotalamo ci sono molti ormoni che hanno funzioni specifiche che hanno un ruolo anche nella termoregolazione, come l’ADH.



Quando la temperatura è molto elevata a livello della cute c’è un forte aumento della temperatura per il passaggio di sangue dal nucleo alla superficie corporea; quando invece ci si trova in un ambiente molto freddo la cute ha una temperatura molto bassa e il nucleo centrale mantiene una temperatura molto stabile.
Nella zona del tegmento, nella porzione anteriore dell’ipotalamo, ci sono neuroni sensibili all’ormone antidiuretico che hanno la funzione di abbassare la temperatura corporea, sposando il setpoint verso valori più bassi opponendosi all’azione dei pirogeni, soprattutto di IL-1 e IL-6 che, invece, innalzano il setpoint ipotalamico.
Quando la temperatura aumenta dal brivido. Il brivido è un fenomeno che generalmente accompagna sensazioni di freddo; infatti nel caso di un aumento del setpoint a 38°, una temperatura di 37.5 viene percepita come bassa rispetto al nuovo valore del set point e per questo si manifesta il brivido.
Il brivido e l’aumento della lipolisi vengono detti effettori termici e sono molto importante per le persone che vivono in paesi molto freddi.
Nei quadrupedi c’è la polipnea [polipnea termica, o da calore, da soprarriscaldamento dei centri nervosi: quest'ultima è evidente soprattutto negli animali che non sudano, come i cani, nei quali l'affrettarsi del ritmo respiratorio ha il valore di un meccanismo di regolazione e di compenso, in quanto, aumentando la ventilazione polmonare, aumenta anche l'evaporazione dalla superficie respiratoria del polmone e il sangue perciò più rapidamente si raffredda. In certi animali, come nella rana, v'è un rapporto fisso e costante fra temperatura dell'ambiente e numero degli atti respiratori il minuto]. La dispersione del calore avviene, nel caso del cane, con l’evaporazione della mucosa presente sulla superficie della lingua che perde il calore per evaporazione perché i cani non hanno le ghiandole sudoripare e non sudano.


Ci sono ritmi circadiani anche nella termoregolazione: nelle prime ore del mattino la temperatura corporea è più bassa, per cui si può avere più facilmente una sensazione di freddo.




2 commenti:

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